100% energia rinnovabile entro il 2015. Perché aspettare?

[fa icon="calendar"] 26/07/16 18.01 / da Lorenzo Barbuti – Responsabile marketing

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Sono passati ormai 10 anni da quando Greenpeace pubblicò il suo primo rapporto Energy Revolution, e quello che allora sembrava utopia, oggi si sta realizzando. Dal 2005 alla fine del 2014 sono stati installati nel mondo impianti fotovoltaici e eolici per più di 496mila MW, ovvero «l’equivalente della capacità totale degli impianti a gas e carbone in Europa». A questi si aggiungano altri 286mila MW da idroelettrico, biomasse, solare a concentrazione e geotermia, e si avrà un totale di 783mila MW: tutta la nuova energia rinnovabile connessa alla rete nello scorso decennio è sufficiente per soddisfare l’intera domanda di energia elettrica di Africa e India assieme.

Un futuro completamente decarbonizzato è possibile, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La conferenza Onu sul clima di Parigi si sta avvicinando: sarà lo spartiacque che potrà incanalare il nostro Pianeta verso una riduzione delle emissioni inquinanti? L’obiettivo è bloccare il surriscaldamento terrestre entro i due gradi centigradi, per evitare così le conseguenze più disastrose dei cambiamenti climatici.

Le stime riportate su Energy Revolution 2015 – 100% renewable energydicono che l’umanità potrà emettere ancora mille miliardi di tonnellate di anidride carbonica, prima di esaurire il suo “carbon budget”; purtroppo, secondo le attuali proiezioni dei tassi di utilizzo e consumo delle varie fonti energetiche, questo salvadanaio sarà terminato entro il 2040.

Ma Greenpeace parla chiaro: nel 2050 il Pianeta potrebbe soddisfare interamente il proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Uno scenario non solo possibile, ma anche conveniente.

Secondo Energy Revolution 2015, infatti, l’investimento necessario per raggiungere questo obiettivo entro il 2050 sarebbe più che ripagato dai futuri risparmi derivanti dall’abbandono dei combustibili fossili. Per un futuro 100 per cento rinnovabile al 2050, l’investimento aggiuntivo medio nelle rinnovabili sarebbe di circa 1000 miliardi di dollari l’anno. Il risparmio medio legato al mancato uso di combustibili fossili rispetto allo stesso periodo sarebbe invece di 1070 miliardi di dollari l’anno, quindi più degli investimenti necessari per la completa transizione verso le rinnovabili.

Lo scenario Energy Revolution 2015 spiega inoltre che le rinnovabili creerebbero più posti di lavoro rispetto agli occupati nel settore dei combustibili fossili. La sola industria del solare produrrebbe più occupazione di quanto fa oggi quella del carbone, occupando 9,7 milioni di persone al 2030, più di dieci volte rispetto a quanto accade oggi. Nello stesso periodo i posti di lavoro nell’eolico potrebbero crescere fino 7,8 milioni.

Anche gli obiettivi intermedi, da qui al 2030, sono altrettanto ambiziosi: entro quindici anni la quota di rinnovabili elettriche a livello mondiale potrebbe triplicare, passando dall’attuale 21 per cento al 64 per cento. Questo consentirebbe di diminuire le emissioni da 30 giga tonnellate annue a 20 giga tonnellate entro il 2030, anche tenendo conto del rapido sviluppo di nazioni come Brasile, Cina e India.

«I settori del solare e dell’eolico sono ormai sufficientemente maturi per poter competere a livello di costi con l’industria del carbone. Ed è molto probabile che entro il prossimo decennio supereranno quest’ultima anche in termini di occupazione e di energia fornita – spiega Sven Teske di Greenpeace, primo autore del rapporto. I Governi dovrebbero quindi accelerare la dismissione degli impianti alimentati dai combustibili tradizionali, nucleare incluso, partendo da quelli più obsoleti e inquinanti. «Ogni altro euro investito da governi e aziende in nuovi progetti legati alle fonti fossili – aggiunge Teskeè un investimento ad alto rischio, che potrebbe comportare perdite economiche».

A oggi, la quantità di soldi pubblici investita dai governi in sussidi diretti o indiretti ai combustibili fossili è enorme, stimata dal Fondo monetario internazionale in 5.300 miliardi di dollari (o il 6,5% del Pil globale), ovvero circa 5 volte gli investimenti necessari stimati da Greenpeace per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo 100% rinnovabili: combattere il cambiamento climatico, in altre parole, costa meno che favorirlo. Un meccanismo perverso, al quale anche l’Italia dà il suo contributo: sono infatti 17,5 i miliardi di euro che, secondo Legambiente, sono stati spesi nel 2014 per sostenere l’economia fossile. Cambiare è possibile, ed è questione di scelta politica più che di difficoltà tecniche.

«Vorrei invitare tutti quelli che dicono “non si può fare” a leggere questo rapporto – ha dichiarato Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International – e riconoscere che una rivoluzione energetica per un futuro 100 per cento rinnovabile si può fare, si deve fare, e sarà un bene per tutti».

Categoria: Scenari & Numeri

Lorenzo Barbuti – Responsabile marketing

Scritto da Lorenzo Barbuti – Responsabile marketing

I progetti non possono nascere da un’ispirazione irrazionale, ma sono il frutto dell’unione di creatività, esperienza, logica e passione. Progetto, passione, creatività sono sicuramente le parole che meglio rappresentano il profilo di Lorenzo, responsabile marketing della azienda. Nel marketing, la creatività unita alla capacità di raccontare un sogno, una idea attraverso un progetto sono strumenti necessari per innescare nuovi spunti e affrontare il cambiamento che il mercato ci impone ed è proprio questo è quello che cerchiamo di fare in Wölmann giorno dopo giorno.